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martedì 11 febbraio 2014

Facebook : la guerra dei like

SPESSO non ce ne rendiamo conto, ma le nostre preferenze sui social network sono oro colato per la pubblicità. In particolare su Facebook, così come accade da ottobre anche su Google+: quando clicchiamo Mi piace sul profilo relativo a un marchio, un prodotto, un personaggio o qualsiasi altro soggetto che abbia aperto una cosiddetta "pagina fan" di fatto stiamo cedendo quel clic, e con esso il nostro nome e la nostra immagine, al social network. Da quel momento le nostre interazioni con quella pagina (commenti e condivisioni, per esempio) vengono sfruttate nelle inserzioni pubblicitarie, associate appunto al marchio da promuovere.

Dalle cosiddette Notizie sponsorizzate, che fanno irruzione nella bacheca, agli annunci veri e propri collocati in posizioni laterali, i nostri amici e noi stessi siamo continuamente parte di un puzzle di incroci per cui se risultiamo fra gli estimatori virtuali di quel famoso brand sportivo potremmo comparire sotto al suo logo o sotto alla foto dell’ultimo modello di scarpe da corsa come poco consapevoli testimonial.
Facebook rischia di finire di nuovo nei guai proprio a causa di questo meccanismo, fondamentale per i suoi bilanci. La piattaforma di Mark Zuckerberg è stata infatti citata in giudizio da un utente del Colorado, Anthony Ditirro, al tribunale di San Jose, in California: il suo nome sarebbe apparso in molte di queste  sponsorizzazioni del social network. Con un piccolo, inquietante particolare: Ditirro, che lo ha scoperto grazie a un amico, non avrebbe mai cliccato Like sulle pagine in questione. Insomma, si tratterebbe di annunci di fatto taroccati, con marchi associati a nomi di utenti che in realtà non figurano fra i fan dei profili in questione. Il caso ruota in particolare intorno alla pagina del popolarissimo quotidiano USA Today: l’utente, che invoca lo status di class action per la causa intentata e chiede 750 dollari per tutti quelli che possano provare un tale sistema ai propri danni, sostiene infatti di non aver mai cliccato Mi piace sulla pagina del tabloid. Dunque ritiene che il suo profilo sia stato manipolato, collegandolo a forza fra i fan di quel profilo.

Si tratta dell’ennesima grana per Menlo Park dopo le accuse di appena qualche giorno fa legate alla privacy: un’altra class action, stavolta mossa da due utenti dell’Arizona e dell’Oregon, nella quale si accusa il social di spiare le conversazioni private degli iscritti monitorando in particolare i link che questi si scambiano fra loro (per esempio quando ci si invia il collegamento esterno a un articolo, a un video o a una fotogallery). Obiettivo? Profilarli meglio e architettare inserzioni più redditizie per chi acquista pubblicità. Inoltre, l’estate scorsa Facebook ha pagato 20 milioni di dollari per risolvere un’altra causa collettiva legata al programma Sponsored Stories, proprio le Notizie sponsorizzate che vengono generate e pubblicate sulle bacheche degli amici quando un altro interagisce con una pagina, un’applicazione o un evento. In quel caso, però, non si parlava di Like fantasma, ma di utenti che non avevano autorizzato l’uso di nomi e foto negli annunci.

Non basta. La causa sui Like inesistenti usati nella pubblicità arriva proprio in una fase di rinnovamento per le strategie di Facebook in questo settore determinante. Il gruppo ha infatti annunciato che da aprile pensionerà le Notizie sponsorizzate mettendo però ancora di più l’accento sul contesto sociale delle inserzioni, senza per ora tradurre in soluzioni pubblicitarie concrete questa risoluzione. In molti sospettano che si tratti in realtà di un cambiamento molto di forma e poco di sostanza. D’altronde, secondo una recente ammissione dello stesso social in un documento intitolato Generating business results on
Facebook, i contenuti prodotti dai singoli marchi non serviranno a molto in futuro. Cosa c’è scritto dentro quell’analisi? Un’amara sorpresa, per chi contava sulle migliaia di amici accumulati negli anni per sostenere i propri affari e diffondere sempre di più il proprio marchio. Secondo Menlo Park chi amministra le pagine fan di questo tipo, per quanto possano essere eclatanti i contenuti che mette in circolazione, dovrà prendere sempre di più in considerazione l’idea di ricorrere alla distribuzione pagata "per massimizzare la prestazione del messaggio all’interno del news feed". Algoritmi modificati, insomma, per fare in modo che foto, video e post prodotti dai brand circolino meno e costringano gli amministratori a ricorrere ad inserzioni e annunci. Anche quelli in cui sembra poter precipitare chi si tiene a debita distanza dalle pagine fan.
Facebook è diventato il più grande social network del mondo, superando persino il suo concorrente MySpace, che in origine fu il primo social network online.

Tuttavia, ci sono molti pericoli che gli utenti di Facebook non sanno:
 
1.            FBI intercettazioni telefoniche
Alla luce dei terribili eventi dell’11 settembre, sono state avviate intercettazioni delle linee telefoniche e di alcune reti internet per assicurarsi che alcune persone non siano coinvolte in attività terroristiche. Pertanto, non si deve mai pubblicare nulla su Facebook che potrebbe essere ritenuto discutibile, anche solo per scherzo. Scherzare con la gente, sulla propria pagina Facebook, dire come si desidera saltare in aria o come fare fisicamente male a qualcuno, potrebbe essere usato a proprio discapito. Diverse fonti su MSN e Yahoo, sostengono che l'FBI possiede diversi account fittizi online e Facebook è il sito maggiormente tenuto sotto controllo.
Di conseguenza, se si ammette qualcosa di illegale ad un utente appena conosciuto su Facebook, quella persona potrebbe essere un agente dell'FBI e farvi pervenire un mandato d'arresto. Non è una buona idea raccontare molto sul proprio conto o usare l'umorismo, si potrebbe rischiare la galera.
CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 90
2.            Stalkers e pedofili
Non tutti gli utenti che conosciamo online sono in realtà chi dicono di essere. Questa è una cosa molto importante da ricordare. Facebook è stato originariamente progettato per tenersi in contatto con i propri amici ed è possibile aggiungere qualcuno conosciuto anche online. Certo, si può sempre risolvere il problema impostando il proprio profilo da pubblico a privato. In questo modo solo gli amici della propria pagina Facebook potranno vedere tutti i post. E' molto saggio aggiungere solo persone che si conoscono nella vita reale. Bisogna fare attenzione a non confidare nulla di specifico come il proprio indirizzo, nome e cognome perchè esistono molti pedofili anche su Facebook, e rivelando online qualcosa di molto specifico potrebbe portare una persona pericolosa a seguirti. Se si vuole mantenere la propria pagina di Facebook pubblica, perchè si vuole promuovere una pagina fan, allora va bene. Basta non dire nulla di troppo personale. Se si deve dare un indirizzo è meglio inviare un e-mail solo a persone fidate.
3.            Ladri e rapine
Per questo motivo non si dovrebbe mai mettere il proprio indirizzo completo o il nome su Facebook, in quanto rende solo più facile per ladri o malintenzionati scoprire dove si vive, monitorare l'abitazione e capire i momenti migliori per derubare.
E’ sempre possibile impostare il proprio account di Facebook da pubblico a privato al fine di evitare problemi.
Tuttavia, poiché molte persone usano Facebook per promuovere i propri eventi di beneficenza e / o gruppi, e potrebbe essere necessario dare informazioni specifiche sugli eventi, l'unico consiglio è solo quello di non dare il proprio indirizzo di casa o il nome completo.
4.            Non dire o pubblicare nulla che potrebbe essere usato contro di voi su Facebook.
Non si dovrebbe mai dire o pubblicare sulla propria bacheca qualcosa che vada contro il proprio lavoro poiché potrebbe capitare che il datore controlli le pagine Facebook dei propri dipendenti, in quel caso si potrebbe essere fraintesi e magari anche licenziati.
Naturalmente, si può sempre impostare il profilo privato in modo tale che i messaggi particolari potranno vederli soltanto i propri amici. In secondo luogo, se si è coinvolti in attività illegali come l'uso illecito di droghe, l'immigrazione illegale o qualsiasi altra cosa allora bisogna non comunicare nulla su Facebook.  
Essere su Facebook e parlare con i propri amici non dà il diritto di dire ciò che si vuole. Inoltre, se il profilo è pubblico, tutti possono vedere ciò che è stato pubblicato. Il consiglio migliore per dire qualcosa è l'utilizzo dell'instant messenger che Facebook fornisce. Normalmente la chat si trova in basso a destra della schermata Facebook, dopo aver eseguito l'accesso. Dalla finestra chat si possono vedere quali degli amici sono online e parlare con loro in privato.
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4.            Hackers
Non si dovrebbe mai lasciare un indizio memorizzato sul proprio profilo poiché gli hacker, i criminali informatici, sono soliti rubare le password degli utenti. Se si sceglie di avere un profilo pubblico bisogna stare ancora più attenti. Recuperare la password quando si dimentica, è molto semplice: bisogna rispondere ad una domanda impostata dall'utente che possiede quell'account, e sono molte le probabilità che un hacker indovini la risposta esatta e si intrufoli su un profilo non suo rubando l'identità di quell'utente.

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La speranza è che quanto detto non scoraggi la gente ad usare Facebook che può rivelarsi un sito eccezionale se utilizzato con attenzione e razionalità. Facebook non è solo un magnifico modo per fare nuove amicizie, ma è anche un ottimo posto per restare in contatto con quelle vecchie.

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