La carta nel medioevo
Fin dal XII
sec. l'Europa acquista la carta di Damasco ma la qualità mediocre del prodotto
e la sua provenienza suscitano molte diffidenze.
Nel 1221 Federico II proibisce l'uso della carta per gli atti pubblici. Questo provvedimento è motivato dall'uso di colle d'amido per impermeabilizzare la carta.
Nel 1221 Federico II proibisce l'uso della carta per gli atti pubblici. Questo provvedimento è motivato dall'uso di colle d'amido per impermeabilizzare la carta.
Pare infatti ,che
gli insetti ne fossero particolarmente ghiotti e si divorassero interi archivi.
Verso la metà del XIII secolo, l'Italia, grande importatrice di carta araba, introduce importanti novità per il mondo cartario.
Verso la metà del XIII secolo, l'Italia, grande importatrice di carta araba, introduce importanti novità per il mondo cartario.
A Fabriano, i fabbricanti incominciano a produrre la
carta secondo un metodo completamente nuovo, che ha poco a che vedere con
quello arabo. La presenza di corsi d'acqua, indispensabili per muovere i mulini,
favorisce la nascita delle cartiere disegnando così la geografia della
diffusione della fabbricazione della carta.
Per tutto il medioevo, e non solo, per fabbricare la carta si usano fibre di canapa e lino tessute. Gli stracci inizialmente vengono macerati con acqua e calce e le fibre sfilacciate con le forbici.
Per molti secoli, per ottenere la polpa di carta, si usano vasche di pietra e mortai di legno.
Una grande innovazione è il mulino da carta che tritura gli stracci con l'ausilio di una mola azionata da energia umana o animale, simile a quelli diffusi perla lavorazione del grano, del ferro...
Le prime notizie di un mulino da carta idraulico risalgono al 1238 e si riferiscono al mulino di Xativa , è subito un successo.
Altri mulini vengono avviati a Bologna, Genova, Padova, Venezia ,Voltri, Milano, Salò, Nocera...
La carta italiana - di qualità migliore, meno cara e
Per tutto il medioevo, e non solo, per fabbricare la carta si usano fibre di canapa e lino tessute. Gli stracci inizialmente vengono macerati con acqua e calce e le fibre sfilacciate con le forbici.
Per molti secoli, per ottenere la polpa di carta, si usano vasche di pietra e mortai di legno.
Una grande innovazione è il mulino da carta che tritura gli stracci con l'ausilio di una mola azionata da energia umana o animale, simile a quelli diffusi perla lavorazione del grano, del ferro...
Le prime notizie di un mulino da carta idraulico risalgono al 1238 e si riferiscono al mulino di Xativa , è subito un successo.
Altri mulini vengono avviati a Bologna, Genova, Padova, Venezia ,Voltri, Milano, Salò, Nocera...
La carta italiana - di qualità migliore, meno cara e
sottrae progressivamente mercato a quella
araba e si impone sulle piazze europee.
A Fabriano, nel 1268, tutti i mulini sono dotati di un nuovo dispositivo tecnico: la pila idraulica a magli multipli con ruota a pale.
Il tessuto viene ridotto a fibra elementare dalle pile che lavorano in verticale, azionate da alberi a camme.
Anche il telaio è diverso: compare la rete fatta di fili di ottone intrecciati che sarà utilizzata dal XIII al XVIII secolo senza subire altre variazioni.
I mastri cartai fabrianesi introducono anche un nuovo collante: il carniccio, una gelatina animale ottenuta dagli scarti di concia delle pelli. La nuova colla è fluida, impermeabile, resistente e, finalmente, non è gradita agli insetti! E' quest'invenzione a decretare il successo della carta che rende obsoleto l'editto di Federico II.
Nel 1436, gli statuti comunali di Fabriano vietano fabbricare carta e di insegnare i segreti dell'Arte fuori da territorio comunale. “Il Pro bono et utilitate publica”.
A Fabriano, nel 1268, tutti i mulini sono dotati di un nuovo dispositivo tecnico: la pila idraulica a magli multipli con ruota a pale.
Il tessuto viene ridotto a fibra elementare dalle pile che lavorano in verticale, azionate da alberi a camme.
Anche il telaio è diverso: compare la rete fatta di fili di ottone intrecciati che sarà utilizzata dal XIII al XVIII secolo senza subire altre variazioni.
I mastri cartai fabrianesi introducono anche un nuovo collante: il carniccio, una gelatina animale ottenuta dagli scarti di concia delle pelli. La nuova colla è fluida, impermeabile, resistente e, finalmente, non è gradita agli insetti! E' quest'invenzione a decretare il successo della carta che rende obsoleto l'editto di Federico II.
Nel 1436, gli statuti comunali di Fabriano vietano fabbricare carta e di insegnare i segreti dell'Arte fuori da territorio comunale. “Il Pro bono et utilitate publica”.
La filigrana
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Gli artigiani fabrianesi, subito seguiti dalle altre
manifatture cartarie d'Italia, introducono un sistema per poter riconoscere
la provenienza del manufatto.
È la filigrana, una sorta di disegno a rilievo sulla rete del telaio, un marchio che permette di determinare con sicurezza la gualchiera di provenienza. Un sottile filo d'ottone è ricamato sulla tela (del telaio). Col tempo, dai semplici monogrammi degli artigiani, si passa a figure sempre più complesse. La filigrana non solo permette di individuare l'artigiano ma anche di sapere la provenienza del documento. Oggi riconoscere e catalogare le filigrane permette di individuare i flussi dei documenti da un fondo ad un altro da un archivio all'altro, di conoscere, anche con carenza di documenti, i movimenti economici della carta nel tardo medioevo. Questi alcuni dei più antichi segni in filigrana: grifone, fiori, cappello, leone, cicogna , cavallo, campana, becco, mezzo cervo, bilance, melo grano, mannara, giglio, drago, forchone, San Giovanno, confalone, spada…
ESEMPI DI
FILIGRANA
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Bellissima ricerca, molto interessante.
RispondiEliminaUn interessante approfondimento su un argomento dello scorso anno, da stampare e allegare al libro.
RispondiEliminaBravi!
Molto molto bella!
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