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lunedì 27 gennaio 2014

LO SPECCHIO ANTICO

Il giorno prima di Natale, nella vecchia casa dei miei nonni, la mai famiglia si era ormai stabilita fra quelle spesse mura piene di ricordi. Da tempo era rinchiuso in soffitta e la polvere stratificata ricopriva la sua lucentezza … Fino a quel momento aveva vissuto d’immagini raccolte nel tempo. Dopo un po’ di tempo ho acquisito coraggio mi avvicinai con passetti lentamente mossi la maniglia, il cigolio della porta chiusa da anni ;provocò un brivido sulla mia pelle pallida. Il fruscio dei miei piccoli passi riempì il solaio, illuminato solo dalla luce che filtrava da un piccolo abbaino in quei pochi riflessi, i miei piccoli piedi inciamparono su delle vecchie scatole ricoperte di polvere. Mi aggrappai istintivamente a un lenzuolo  che lo ricopriva e nel tirarmi su esso cadde riportando alla luce il vecchio specchio. Tra la polvere si rifletté il mio corpo minuto. Perplessa per l’ accaduto guardai lo specchio e dissi:” Che bello specchio, ma cosa ci fa qui in tutta questa polvere?” “Osservo” rispose lo specchio con voce profonda! Per un momento pensai di scappare via terrorizzata ma questo era impossibile per una ragazza che come me vive di sogni e trovai del tutto normale il fatto che uno specchio parlasse. “E cosa mai osservi!?” gli chiesi incuriosita. “Osservo l’ uomo e cerco di capire perché non crede nella Fantasia.” Io gli risposi convinta e sicura :“Io credo nella Fantasia, ho sempre creduto nelle fate, i folletti, i draghi, gli elfi, le streghe, gli oggetti parlanti, essi sono i miei migliori amici!” lo specchio stupito del fatto che ci fosse ancora una bambina sulla faccia della terra che credesse nella Fantasia, decise di farmi vedere una cosa che non aveva mai visto nessun essere umano prima di allora! Lo specchio mi chiese se avessi voluto vedere il Mondo delle Meraviglie e io risposi entusiasta di sì. Prima di attraversarlo, però, mi avvisò che sarei potuta restare lì solo per un giorno e dopo il preavviso entrai nello specchio ed ecco che mi trovai davanti a un portone di Mashemellow bianchi, rossi e rosa. Bisogna dire la parola magica cioè  “Specchio antico” per poter accedere e dopo averla pronunciata, ecco che si aprirono le porte del Mondo delle Meraviglie! Ero stupita da tutto ciò che mi circondava, vedendo gente alta cento metri e altra gente alta una mela e poco più. Non c’erano tante case, ma c’era solo una dove abitava tutta la popolazione. Improvvisamente singnor Orologio mi chiamò e disse di seguirmi. Successivamente, mi disse che era il mio accompagnatore per visitare il mondo. Mi fece vedere ogni quartiere del suo regno. Ce n’ erano cinque: il primo era il quartiere dei folletti, era tutto minuscolo, era tutto delle loro dimensioni. C’ era un negozio strano. In questo negozio vendevano della polverine magiche che servivano a far vivere un mese in più i folletti visto che la loro vita massima era di una settimana, infatti esso era sempre affollatissimo. Il secondo quartiere era immerso nelle continue liti, perché abitato da streghe e fate sempre in conflitto. Questo quartiere era diviso in due: la parte delle fatine era tutta rosa, alberi rosa, laghi rosa, ponti rosa, prati rosa … La parte delle streghe era tutta grigia,oscura e triste. In cielo si vedevano fatine volare con le loro ali e da un’ altra parte sulle scope in mezzo ai nuvoloni. A mezzogiorno, visitai il terzo quartiere. Era il quartiere più importante perché ci abitavano il re e la regina. Erano fatti di marzapane e si potevano mangiare, infatti io mangiai l’orecchino della regina. Essa si arrabbiò tantissimo e ordinò alle guardie di seguirmi e così Orologio e io, scappammo a gambe levate. Corremmo  nel quarto quartiere o almeno in quello che era rimasto del quartiere, perché era tutto infuocato e pieno di buchi profondi chilometri e chilometri, perciò dovevamo fare molta attenzione a dove mettevamo i piedi. Questo quartiere era infatti abitato da draghi sputa fuoco. Si fece sera e dovevamo ancora vedere l’ ultimo quartiere, i quinto. Secondo me, il più divertente, quello dove avrei voluto vivere per sempre. Era pieno di salami, formaggi, oggetti e cibi di tutti i tipi; tutto ciò era straordinario perché nel mondo reale non si vedeva niente di simile! A mezzanotte, rividi il portone di Mashmellow che mi aspettava. Io tristemente pronunciai di nuovo la formula magica per uscire cioè “Specchio antico” e un attimo dopo averlo pronunciato mi ritrovai sdraiata sugli scatoloni ricoperti di polvere della soffitta di casa dei miei nonni. Fu bellissimo vedere il Mondo delle Meraviglie. Mi ricordai di quel giorno per il resto della mia vitae, a ogni vigilia di Natale, raccontai ai miei figli e ai miei nipoti dell’ accaduto.

IRMA B. 

lunedì 20 gennaio 2014

le origini del racconto

Il racconto è una narrazione in prosa di contenuto fantastico o realistico, di maggiore ampiezza rispetto alla novella e di minore estensione rispetto al romanzo. Chi si esprime nella dimensione del racconto normalmente ne compone una serie, e il suo mondo interiore si estrinseca in una costellazione di racconti: ciascun testo, per quanto in sé concluso (a differenza dei capitoli di un romanzo è portatore di una storia completa), va visto in collegamento unitario con gli altri appartenenti alla stessa raccolta. Se riferito ad una specifica persona, il racconto - di formato più o meno esteso - diventa biografico. Se il racconto è scritto in riferimento a sé stessi, si è davanti ad un racconto autobiografico. In Occidente la tradizione del racconto breve è molto antica, e va fatta risalire alle antiche forme orali e ai generi medievali come l'exemplum, il fabliau e il lai. Ma il genere acquista la sua autonomia, in forma di "novella", a partire dalla raccolta anonima de Il Novellino (1281-1300), e si afferma soprattutto con il Decameron (1350-1353) di Giovanni Boccaccio (1313-1375), che ne fissa il canone fino al Rinascimento. Con il Decameron la novella si emancipa dai generi medievali: ne viene rivendicata la novità (come indica il nome stesso) e se ne attesta il carattere realistico. Elementi che rimarranno costanti nei continuatori del genere, come Geoffrey Chaucer(1343-1400 - Canterbury Tales, 1386-1387), Franco Sacchetti (1335-1400 - Il Trecentonovelle, 1399), Marguerite de Navarre (1492-1549 - Heptaméron, 1540-1549), Matteo Bandello (1480-1562 - Novelle, 1554), Miguel de Cervantes (1547-1616 - Novelas ejemplares, 1613). Boccaccio introduce anche la forma della narrazione a cornice (i singoli racconti sono inseriti in un racconto più ampio che li contiene e li giustifica), prendendo l'esempio dalla raccolta orientale Le mille e una notte, ma trasformando la cornice in un legame concreto con le vicende contemporanee (la peste del 1348) e in uno strumento di coesione tematica e compositiva. Editorialmente parlando, si può dire che la cornice è oggi sostituita dalla raccolta in forma di libro, che presenta in modo unitario un certo numero di racconti.

Dopo la stagione d'oro della novella rinascimentale la narrazione breve gode di fortuna alterna e convive con altri generi. Dopo la scarsa fortuna nel periodo barocco, le narrazioni brevi, anche se non nella forma della novella canonica, tornano di moda nel Settecento (favole morali, apologhi, racconti filosofici, fiabe argute come quelle di Gaspare Gozzi) e ritrovano solo nell'Ottocento un pieno sviluppo. Particolarmente significativi sono i racconti di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822) che preludono alla ripresa romantica della novella e alla sua rinascita otto-novecentesca. Autori importanti, che hanno influenzato notevolmente gli scrittori successivi di racconti brevi, sono Edgar Allan Poe (1809-1849), Guy de Maupassant (1850-1893) e Anton Cechov (1860-1904). Tra Otto e Novecento, dopo la grande stagione del romanzo moderno (che in spagnolo e in inglese mutua il nome, proprio per il carattere realistico, dall'antica novella, il racconto torna in auge soprattutto in alcuni paesi (Stati Uniti d'AmericaRussiaAmerica latina) e si afferma quasi universalmente con le pretese di un genere nuovo, caratterizzato da alcuni elementi (brevità, essenzialità, densità, unicità) codificati dallo stesso Poe, e assumendo spesso il nome di short story o, in italiano, di racconto breve (che tende a sostituire il termine novella). In Italia, tra Otto e Novecento il racconto breve trova un terreno particolarmente favorevole. Autori di racconti brevi (anche se spesso chiamati novelle) sono tra gli altri Giovanni VergaLuigi PirandelloGrazia DeleddaGabriele d'AnnunzioItalo SvevoTommaso LandolfiPrimo LeviAlberto MoraviaGiorgio BassaniPiero ChiaraDino BuzzatiItalo CalvinoAntonio Tabucchi

                                                                                                             Silvia P.

hunger games

Il nostro gruppo è formato da Alessandra Martina Gaia e Marcello.
L’articolo riguarda cinema, teatro e tempo libero: in particolare vi vogliamo parlare del film Hunger games. Esso è un romanzo per ragazzi scritto da Suzanne Collins. È stato originariamente pubblicato in edizione rilegata il 14 settembre 2008 da Scholastic. In Italia è uscito il 20 agosto 2009 da Mondadori. È il primo libro della trilogia degli Hunger Games.
Il romanzo è ambientato in un Nord America post apocalittico. Protagonista è la sedicenne Katniss Everdeen, che vive nella terra di Panem', divisa in Distretti e governata da un regime totalitario con sede a Capitol City. In seguito ad un passato tentativo di rivolta, ogni anno da ciascun distretto vengono scelti un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games, un combattimento mortale trasmesso in televisione. La Collins ha dichiarato che l'idea per Hunger Games è stata conseguenza di un momento di zapping televisivo e che il servizio di suo padre nella guerra del Vietnam l'ha aiutata a comprendere le emozioni derivanti dalla paura di perdere una persona amata.




Titolo originale
The Hunger Games
1ª ed. originale
Lingua originale
Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Serie
Hunger Games
Seguito da

mercoledì 15 gennaio 2014

ricerca sulla Germania Martina A.

USI, TRADIZIONI, MONUMENTI DELLA GERMANIA
Nelle feste bavaresi, persino più della birra, è la tradizione a farla da padrona. Usi e costumi di ieri in Baviera fanno parte della cultura locale, dell’identità regionale. Uomini e donne indossano rispettivamente il Tracht e il Dirndl e vengono indetti concorsi e gare a chi rappresenta al meglio la tipicità bavarese. Si dice per esempio che solo chi resiste abbastanza a lungo tenendo sollevato un boccale di birra da litro abbia le carte in regola per partecipare a una vera festa popolare. Per riuscirci occorrono forza, resistenza e tanta determinazione nel voler vincere. Il boccale, ovviamente pieno, deve essere impugnato con il braccio ben teso, senza mai posarlo.
Il Maßkrugstemmen, come viene chiamata questa abilità da bevitori, è una cosa seria: si tengono persino dei campionati! Almeno tre ogni anno: quello bavarese, quello alpino e persino quello nazionale... E non si pensi che sia cosa per soli uomini! Se la cavano bene anche le donne.
Altra prova di forza e abilità tipica della tradizione bavarese è il Fingerhakeln. Si tratta di una sorta di braccio di ferro con le dita, spesso eseguito con l’ausilio di un anello di pelle cui aggrapparsi. La sfida è a chi si dimostra più forte e a chi riesce a trascinare letteralmente l’avversario sul tavolo. Si agganciano le dita medie e poi via a dosare forza e resistenza! Pare che in passato si risolvessero così persino liti e discussioni, una sorta di duello senza spargimento di sangue... Una sfida, questa, quasi più facile da vincere a fatti che da spiegare a parole.
Let’s dance! Ma anche qui rigorosamente alla bavarese... Ancora una volta è una vera e propria prova di abilità. Stiamo parlando dello Schuhplattler, danza immancabile e irrinunciabile in ogni sagra o festa che si rispetti. Un ballo tipico della regione alpina che nasce nel XIX secolo come danza di corteggiamento. I pretendenti si propongono di impressionare la propria preferita con salti acrobatici e passi arditi. Al ritmo della musica i ballerini battono le mani su cosce, ginocchia e piante dei piedi, quindi battono le mani e pestano i piedi. Durante tutta questa coreografia, le donne girano in cerchio. Alla fine, formate le coppie, queste si concedono un ballo a tempo di valzer.

BERLINO
Priva un centro vero e proprio, Berlino è una città dove monumenti e attrazioni sono distribuiti ovunque. La maggior parte dei luoghi da visitare sono a est della Porta di Brandeburgo, sui due lati del viale Unter den Linden. Il cuore di Berlino ovest rimane invece la Ku'damm, con le sue eleganti traverse e la chiesa della commemorazione Kaiser Wilhelm Gedächtniskiche, dove una sezione in rovina sorge ancora in memoria dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Lo Zoo e l'acquario, a pochi passi, offrono invece piacevoli momenti di svago.
I principali monumenti sono
·         1. Alexanderplatz: è la più famosa piazza di Berlino dove ci sono la Fontana dell’ Amicizia e l’orologio di fama mondiale.
·        2. Il Duomo di Berlino: è la chiesa protestante e il luogo di culto più importante della città, oltre che il sepolcro della dinastia Hohenzollern, la famiglia reale prussiana.
·       3.  La Porta di Brandeburgo: rimane da oltre due secoli uno dei più significativi simboli e punti di riferimento della capitale.
·        4. La East Side Gallery:  è la più lunga galleria d’arte all’aperto al mondo e ospita oltre cento dipinti murali originali.     
              5. Tiertgatenpolmone verde di Berlino

I berlinesi sono persone cordiali ed una delle loro caratteristiche che spunta maggiormente agli occhi dei turisti è la tendenza ad offrire il loro aiuto senza che si abbia nemmeno la necessità di chiederlo. Basta una cartina della città in mano e il gioco è fatto. Inoltre, la maggior parte dei berlinesi conosce l’inglese e questo rende ancora più semplice essere ospitali con i turisti. Berlino ha avuto una storia molto travagliata e la città ben rappresenta questo passato. La stessa fisionomia della città e la diversità di abitudini dei vari quartieri rispecchia la storia vissuta fino al giorno d’oggi.